La rassegna, curata da Gianni Morelenbaum Gualberto e denominata “Pianisti di altri mondi”, è riuscita, per poco, ad esprimersi ieri mattina al Teatro Parenti. Dopo le ore 14.00, l’ordinanza derivante dalla diffusione del Coronavirus in Lombardia ha impedito ogni attività pubblica in cinema, teatri e da oggi anche nelle scuole di ogni ordine e grado. Ho fatto appena in tempo ad ascoltare il pianista israeliano Yonathan Avishai, personalità musicale nota al pubblico, piuttosto di nicchia, che ascolta una certa musica “ibrida” che intreccia il mondo classico con il jazz e il folclore sud-americano. Particolarmente interessante l’impaginato proposto da questo compositore-interprete che ha presentato brani di Scott Joplin (1868-1917), Ernesto Nazareth (1863-1934) ed Ernesto Lecuona ( 1895-1963). La personalità riservata, discreta e gentile di Avishai, così come è parso dalla sua presentazione dei brani, è simile al suo stile pianistico e alla sua “ricerca” musicale. Non conoscevo Avishai, pur sapendo delle sue collaborazioni con rilevanti suoi colleghi legati al jazz e alla scuderia discografica ECM. Il primo impatto pianistico, con il primo brano, non mi ha particolarmente colpito, mentre già dal secondo con un suo interessante arrangiamento del celebre Mape Leaf Rag di Scott Joplin e con Danza Lucumi di Lecuona, ho capito che Yonathan meritava un attento ascolto. Non è un pianista virtuoso Avishai, ma un musicista che utilizza la sua tecnica per una ricerca musicale interessante e profonda esprimendo sonorità che, al termine del concerto, mi sono sembrate di alta qualità espressiva e di raffinata eleganza. Le melodie più classiche del brasiliano Nazareth e la componente ritmica più marcata dei brani cubani di Lecuona sono stati evidenziati in modo chiaro e preciso da Avishai che, partendo da semplici note e da banali intrecci ritmici, ha trovato modo di riunire gli elementi musicali in armonie delicate, articolate e ricche di espressività. Gli elementi “ibridi”, che rimandano al mondo classico occidentale, come certamente Chopin per Nazareth e il suo Confidencias o Batuque, o al mondo altrettanto ricco di folclore per Lecuona con la sua La Comparsa, e al primissimo jazz per Scott Joplin, con il citato Mape Leaf Rag e Elite Syncopations, sono emersi attraverso una sintesi discorsiva di raffinata restituzione nei bellissimi colori del pianoforte Fazioli utilizzato. La luminosa ricerca musicale del quarantatreenne pianista di Tel Aviv ha trovato un sua strada prestigiosa in questo ambito trasversale, ricco di qualità estetiche. Decisamente pieno di significato il suo originale Lya, ottimo esempio di variazioni ritmiche su una semplice e graziosa melodia, ed efficace uno dei bis con una trasformazione umoristica del celebre La via en rose. Da ricordare.
24 febbraio 2020 Cesare Guzzardella